– CAPITOLO IV –

Salve a tutti!

Prima di riassumere in breve il quarto capitolo e commentarlo,  devo fare una premessa: non è un caso che abbia scelto questo capitolo. Avendo già letto il libro posso dire con certezza che il quarto è il mio preferito, sia per i vari temi di cui tratta, sia per il personaggio che introduce: Fra Cristoforo.

Questo capitolo narra del viaggio di fra Cristoforo dal convento di Pescarenico fino all’ingresso nella casa in cui lo attendono impazienti e preoccupate Agnese e Lucia. Manzoni descrive accuratamente sia l’itinerario (il paesaggio, l’autunno inoltrato, il tempo) che l’andamento stesso di fra Cristoforo, sicuro e vivace, nonostante la vecchiaia. Mentre il frate s’incammina, l’autore ci fa conoscere la sua  storia, tramite un flashback. Lodovico (questo il suo vero nome prima di diventare un uomo di chiesa) era un giovane di buona famiglia e come tale frequentava altri ragazzi di buona famiglia. Tuttavia, ciò che lo distingueva dagli altri (e che a tratti gli pesava) era il suo stato sociale. I suoi amici erano nobili. Lui no. Suo padre era un mercante di stoffe, ricco; questo gli permetteva  di frequentare gente altolocata e luoghi per persone benestanti. Ma in fondo, il giovane Lodovico avvertiva questa differenza e iniziava a covare rancore per i suoi coetanei. Si sentiva invaso da un senso di giustizia che lo portava a stare dalla parte dei  più umili, che troppo spesso dai nobili erano oppressi e maltrattati. Tuttavia, era solito ricorrere alla violenza e all’illegalità per riuscire a difendere i più deboli e ciò suscitava in lui una domanda ben precisa: come giustificare l’uso della violenza per assicurare la pace e l’uguaglianza? Ma questo personaggio e la sua storia non finiscono mai di sorprenderci: c’è un episodio , in particolare, che sconvolge la vita di Lodovico. Un bel giorno, mentre passeggiava tranquillo, si ritrovò con la coscienza sporca di sangue. Aveva ucciso un uomo. Il fatto si svolse nel seguente modo: si ritrovò a litigare con un nobile per una questione di precedenza; dalle parole si passò alle armi e il nobile, nel tentativo di colpirlo con la spada, finisce per uccidere Cristoforo, servitore fedele di Lodovico, che lo aveva visto crescere e che nel frattempo si era posto fra i due, proprio per salvare il suo padrone. Il giovane, trasportato dall’ira che in quell’istante aveva raggiunto il suo apice, affonda il ferro nel rivale, uccidendolo. Nella confusa situazione Lodovico riesce a scappare e a rifugiarsi in un convento. Qui diventa frate, pensiero che nel corso degli anni era ricorso più volte nella sua mente.Ma l’idea, che subito dopo afflisse la sue mente come una pesante catena , era chiedere perdono al fratello dell’uomo che aveva ucciso. Quando fra Cristoforo (nome appunto scelto per non scordare mai chi aveva dato la vita per lui) giunge a casa della famiglia dell’ucciso, con la più grande umiltà e spontaneità chiede in ginocchio e con parole semplici e sincere che gli sia concesso il perdono, suscitando lo stupore e l’ammirazione di tutti coloro che lo stavano ascoltando. Il fratellodel defunto , commosso e stupito, fa alzare fra Cristoforo e , concedendogli il suo perdono, lo invita ad unirsi al banchetto, per consolidare la pace instaurata. Fra Cristoforo, sempre molto umilmente, chiede solo del pane per il viaggio, che ovviamente gli è concesso dal nobiluomo.E così, fra la pace e l’assenso di tutti, lascia la casa e si incammina verso la sua nuova vita.

Bene, mentre noi tutti eravamo assorti nel leggere la sua emozionante quanto controversa storia, il vecchio frate è giunto da Lucia e Agnese, che lo accolgono gioiosamente e concludono il capitolo ringraziando il padre per il tempo concesso.

Dopo aver riassunto il capitolo, vorrei soffermarmi sulla figura complessa e trascinante di Lodovico/fra Cristoforo. Questo personaggio è un simbolo. Racchiude in sé situazioni, emozioni, sentimenti e pensieri di ogni genere. Mi verrebbe da definirlo come un'”icona polivalente”. Rappresenta innanzi tutto la rinascita interiore, il sapersi rialzare dopo un momento di debolezza, quasi come una fenice che dalle sue ceneri rinasce più forte di prima; è anche l’emblema del sacrificio per gli altri, poiché dona la sua vita alla Chiesa per compiere del bene e aiutare chi è in difficoltà (proprio come Lucia), riparando così all’errore commesso da giovane. Simboleggia, inoltre, per certi versi, una guerra fra due parti diverse di se stesso. Non posso definirlo come ‘afflitto da doppia personalità’ ovviamente, ma posso definirlo come una persona che cova in sé angeli e demoni, per via della vita che ha vissuto e delle strade che ha percorso. Quando -qualche riga più su- l’ho definito “icona”, intendevo proprio il senso della parola stessa. Pensando ad un’icona ci viene in mente un qualche personaggio, famoso o meno, reale o no, che ci ispira, e ne facciamo un esempio per noi stessi. Ora penserete:”Come può un personaggio vissuto nel ‘600, per di più immaginario, tra l’altro un semplice frate cappuccino, essere un’icona per un giovane che vive nel 2015?”.

SI’. Può esserlo, proprio perché non vi sono più icone che racchiudono messaggi e pensieri ben precisi come un tempo. Per fare alcuni  esempi, un po’ più attuali, i giovani degli anni ’50 avevano James Dean, idolo delle masse per il suo modo di vivere ribelle e contro corrente. Quelli degli anni ’60 ne avevano anche troppi di idoli: pace, amore e tanti saluti a tutti. E potrei continuare per ogni epoca che in base alle sue necessità eleggeva un nuovo Dio, se posso osare il paragone. Ma, scusate,  noi ragazzi del 2015? che icone ci hanno lasciato? Ci sono rimaste davvero persone che esprimono il loro pensiero in modo sincero, puro, senza pensare ai propri interessi?  Quanto siamo condizionati dalla gente intorno a noi e quanto abbiamo paura di essere chi siamo? E  allora perché non  prendere come esempio una figura che mi è lontana  nel tempo, ma vicina nelle idee? La società di oggi limita il nostro essere unici. Nessuno però ci proibisce di rivederci in personalità di altri tempi e altre società. In questo, la figura di Fra Cristoforo mi stupisce di più, il suo essere lontano nel tempo trasportando con sé tematiche così attuali, così vicine a noi. Come lui decise di non farsi risucchiare da una realtà che non gli corrispondeva, così può fare ognuno di noi. Ognuno ha la possibilità di scegliere.

“DOBBIAMO ESSERE IL CAMBIAMENTO CHE VOGLIAMO VEDERE.”                -Mahatma Gandhi.

Grazie a tutti quelli che leggeranno 🙂

15 pensieri su “– CAPITOLO IV –

  1. Premetto che avevo già fatto una prima lettura di questo articolo un po’ di giorni fa ma non avevo commentato così oggi l’ho riletto e mi trovo molto d’accordo con le idee che esprime Robberta; fra Cristoforo che io ho sempre visto come un uomo tormentato per tutta la vita dagli “angeli e i diavoli” che lo contrastano, continua a colpevolizzarsi per l’omicidio che ha commesso da giovane. Lo notiamo anche quando entra a casa di Lucia nella prima parte del quinto capitolo. Quando si ferma a pensare sul da farsi appoggia il gomito sinistro su ginocchio e con l’altra mano stringe il mento e la barba. Manzoni dice “come per tenere ferme e unite tutte le potenze dell’animo”. Al suo interno è contrastato ma apparentemente si mostra calmo e controllato e cerca di pensare razionalmente. Probabilmente vedremo più volte la sua personalità ,possiamo dire più esuberante, uscire allo scoperto (come al Palazzolo di don Rodrigo). In ogni caso è un personaggio complesso e sono molto d’accordo con il commento di Roberta anche sulla parte della nostra gioventù. Personalmente lo rivedo nei testi delle canzoni (dato che faccio canto). Quelle delle scorse generazioni avevano ideali forti e raccontavano davvero qualcosa mentre ora per la maggior parte delle canzoni commerciali non si parla altro che di cose superficiali o banali. Comunque un bel discorso.

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  2. Credo tu abbia centrato in pieno i valori umani, umili e soprattutto reali e attuali di questo personaggio. Per quanto riguarda il riassunto penso tu sia stata concisa ma allo stesso tempo hai fatto capire a pieno tutto il capitolo. La frase finale? perfetta! Brava 😊

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  3. Sei riuscita a trovare dei paragoni che hanno davvero reso attuale l’antica figura di Fra Cristoforo. Non avevo mai pensato a lui come un “icona” e grazie alla tua approfondita analisi ho rivisto la sua figura sotto nuovi aspetti. Inoltre ho apprezzato molto lo stile che hai usato, scorrevole ma incisivo. Mi è piaciuto davvero moltissimo!

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  4. Il tuo articolo mi fa fatto riflettere molto su un personaggio che credo io abbia sottovalutato. Inizialmente non avrei mai pensato a fra Cristoforo come una figura così determinante ed attuale in cui tutti possiamo rispecchiarci, con la sua indole onesta e insieme orgogliosa: ho apprezzato molto l’ottica in cui hai disegnato questo personaggio!

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  5. Beh che dire, credo che sia un bellissimo articolo, ben strutturato ed entusiasmante; non solo sono rimasta affascinata dal contenuto (soprattutto dal commento), ma anche da come lo hai scritto: molto tête-a-tête, sembra proprio una conversazione con il lettore. Come ha detto Viola “trascinante” , sei riuscita a coinvolgermi, l’ho letto con piacere e credo che sei riuscita molto bene a modernizzare il racconto ottocentesco.
    Brava Roberta!

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  6. riassunto davvero molto bello, ma ancor di più lo è stato il tuo commento, la parte principale di questo articolo, interessante e trascinante!! si vede che il personaggio di fra Cristoforo ti piace molto e, con il tuo commento, lo metti in mostra sotto un altro aspetto, da certi punti di vista un aspetto più moderno e che ci fa vedere e capire questo personaggio ancora meglio. anche la frase di Gandhi è azzeccatissima! bravissima

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